w o r k s h o p
La fotografia ha infinite declinazioni, una di queste è la cosidetta fotografia terapeutica, la quale sembra prendere piede sempre più rapidamente, specialmente in presenza di condizioni di isolamento, di malessere sociale, di bisogno o di semplice esigenza introspettiva, laddove la fotocamera diventa lo strumento di indagine.
La facilità di utilizzo del mezzo lo rende un viatico immediatamente disponibile, quasi automatico. Dirigere la macchina fotografica verso i segni nel proprio mondo interiore sembra essere la strada: nei luoghi che ci ospitano, nelle tante intimità dello spazio chiuso delle quattro mura di casa, per poi arrivare a ritrarre il proprio corpo, con i difetti a volte anche amplificati, quasi ostentati, che testimoniano una presenza, quella di un essere, umano, che lascia il segno del proprio passaggio.
La fotografia si può quindi utilizzare per testimoniare non solo un malessere, ma anche semplicemente un “essere”. La materializzazione di un disagio o più semplicemente di un elemento interno avviene osservando la stampa fotografica, un oggetto transizionale esterno al soggetto, da guardare quindi a distanza, quella del proprio braccio. Questo è l’elemento chiave della sua elaborazione e di conseguenza del suo superamento.
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I WORKSHOP di fotografia terapeutica (che è bene non confondere con le sedute di "fototerapia", prerogativa dei psicoterapeuti abilitati), o più specificatamente di autoritratto o di autoimmagine, sono costruiti attorno alle linee guida appena espresse: la conduzione esperta di un gruppo di crescita, o di autoaiuto, è un elemento essenziale che catalizza e dirige le energie manifestate all'interno del laboratorio, per consolidare intuizioni, progressi e conquiste.